DEPRESSIONE
I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenziano circa il 4,4% della popolazione mondiale erano affetti da depressione già nel 2015. Mentre secondo il grande studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders) in Italia, la prevalenza della depressione maggiore e della distimia nell’arco della vita è dell’11,2%. La depressione è uno dei disturbi più allarmanti da non sottovalutare soprattutto perché legato ad un alta incidenza di suicidio tra chi ne soffre. Secondo i recenti dati dell’European College of Neuropsychopharmacology (ECNP), nel 2020 sarà la maggior causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari. Questi dati fanno riflettere sull’importanza di intervenire in modo professionale e tempestivo nei casi in cui è presente una condizione depressiva impostando una terapia per la depressione adeguata e personalizzata. Curare la depressione richiede un’analisi approfondita della situazione soggettiva in quanto essa può presentarsi insieme ad altri sintomi patologici come ad esempio l’ansia, gli attacchi di panico, lo stress cronico e a disturbi gravi come il disturbo borderline di personalità, il disturbo bipolare, il disturbo ossessivo compulsivo e i disturbi dell’alimentazione.
Nel linguaggio comune spesso si usa il termine “depresso” some sinonimo di “triste” perciò capita che un amico o un conoscente ci dica “Oggi mi sento depresso” per comunicarci che prova tristezza; tuttavia, la depressione, che si configura come disturbo depressivo, è una psicopatologia complessa non riducibile ad uno stato di tristezza, che è solo uno dei suoi sintomi. La tristezza è una delle emozioni prmarie e pertanto ha una sua funzione sana e naturale che è quella di segnalare all’individuo la “perdita o la mancanza di qualcosa”. Dunque, manifestare tristezza è sano poichè significa esprimere un’emozione che fa parte del repertorio emotivo e comportamentale dell’essere umano. Ciò che fa la differenza e che separa il confine tra normalità e patologia è la durata e la persistenza della tristezza accompagnata da altri sintomi quali una forte visione negativa di sè stessi (inferiorità e impotenza), del mondo (ingiusto) e del futuro (nefasto), pessimismo, incapacità di svolgere attività, disinteresse per le cose e le persone e altri sintomi fisici (es. stanchezza, diminuzione dell’appetito, difficoltà a dormire, ecc.).
QUALI SONO I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE?
I sintomi sono molteplici e variano da persona a persona perciò non è sempre facile riconoscere la presenza della depressione in familiari, amici, colleghi o perfino in noi stessi!
Cosa può aiutarci a riconoscere la depressione? Quali sintomi o caratteristiche può presentare la persona che vive uno stato depressivo?
Per capire se hai dei sintomi che richiamano la presenza di uno stato depressivo prova a porti le seguenti domande:
- Hai perso il piacere o l’interesse per molte cose o attività e non sembra motivata a ritrovarla?
- Sei triste, apatica/o o indifferente?
- Ti capita di piangere spesso o sentire un forte senso di solitudine apparentemente senza motivo?
- Pensi che le cose non miglioreranno mai e che possano solo andare peggio?
- Puoi provare sentimenti di inquietudine, impotenza, rassegnazione, autosvalutazione, inutilità, sfiducia, delusione costante, pessimismo sul futuro, vittimismo, negativismo sul presente, senso di fallimento, sensi di colpa eccessivi, sconforto o disperazione?
- Hai una continua sensazione di stanchezza, mancanza di energia e insoddisfazione della tua vita?
- Hai difficoltà a concentrarti o a pianificare attività future?
- Ti irriti facilmente o assumi comportamenti aggressivi apparentemente in contrasto con lo stato generale di tristezza?
- Manifesti oscillazioni dell’umore (alti e bassi senza una motivazione evidente)?
- Manifesti tensione, agitazione o attacchi di ansia?
- Manifesti alterazioni nel comportamento alimentare (assumere poco cibo o mangiare troppo)?
- Hai alterazioni del sonno (insonnia o dormire troppo)?
- Lamenti disturbi psicosomatici (es. gastriti, mal di testa, dolori vari ecc.)?
- Hai pensieri di morte o provi il desiderio di morire come soluzione al tuo dolore?
Se hai risposto in modo affermativo a molte di queste domande identificando te stesso/a o una persona che conosci in alcuni di questi sintomi e hai concluso che essi possano rappresentare un campanello d’allarme di uno stato depressivo, non spaventarti! La depressione è piuttosto comune nella nostra società ed è perfettamente curabile attraverso un percorso psicologico e nei casi più gravi integrando la terapia farmacologica.
DEPRESSIONE E TRATTAMENTO PSICOLOGICO
La Depressione è un disturbo dell’umore che si manifesta essenzialmente in una condizione di intensa tristezza, perdita di piacere per le attività e profonda insoddisfazione, che può assumere livelli diversi di gravità clinica. I sintomi più comuni della depressione sono un umore depresso, marcata tristezza, perdita di piacere per quasi tutti i giorni; aumento o perdita dell’appetito, insonnia o aumentata sonnolenza, rallentamento motorio o marcata agitazione psicomotoria, affaticabilità, perdita di energia, ridotta capacità di concentrazione e memoria. Per quanto riguarda gli aspetti sintomatologici cognitivi la depressione si manifesta con la tendenza a pensare negativamente (di sé, degli altri, del mondo e del futuro), a sentirsi in colpa o autosvalutarsi, assumendo un atteggiamento pessimistico, critico e catastrofico che può produrre pensieri suicidari (sino alla pianificazione e tentativo di suicidio).
Il disturbo depressivo presenta 3 caratteristiche distintive:
-Un mutamento dell’umore in senso negativo (tristezza, disperazione, senso di inutilità, ecc.), accompagnato dalla scarsa valutazione di sé (bassa autostima) e dal senso di impotenza (bassa autoefficacia);
-Un alterato rapporto con l’ambiente (es. abbandono di attività piacevoli, interessi e danneggiamento delle relazioni interpersonali e lavorative);
-Una visione negativa del futuro (negativo, senza speranze, ecc.).
Questi 3 elementi rappresentano la cosiddetta Triade Cognitiva ipotizzata, negli anni ’60, da A.T. Beck che considera alla base della depressione una riduzione del senso di speranza e fiducia in sé, negli altri e nella vita (futuro). Nel modello cognitivo di Beck, le emozioni provate sono una conseguenza del modo in cui l’individuo vede se stesso, gli altri ed il futuro; i comportamenti che ne derivano sono frutto dei processi emotivi e cognitivi negativi che paralizzano la motivazione ed il piacere provato per qualsiasi attività, soprattutto per quelle prima considerate piacevoli. Gli schemi cognitivi alla base della depressione si incentrano intorno ai temi del fallimento, dello scarso valore e amabilità personale. Essi contengono credenze negative su sè stessi, gli altri e il mondo che impegnano la maggior parte delle energie mentali e fisiche assumendo carattere di rimuginazione.
La persona depressa vede il mondo attraverso degli “occhiali a lente scura” per cui tutto appare difficile, fallimentare, negativo, non abbastanza motivante da essere vissuto.
Questa visione è spesso legata all’incapacità di accettare una perdita di qualsiasi natura o all’incapacità di raggiungere una meta, di soddisfare dei bisogni legati alla propria realizzazione esistenziale. Ciò determina grande tristezza, insoddisfazione, senso di impotenza o di vuoto, disperazione e perdita della speranza da cui derivano comportamenti di isolamento sociale, evitamento, passività e lamentosità.
I principali disturbi depressivi sono: il disturbo depressivo maggiore, il disturbo depressivo persistente (distimia), il disturbo disforico premestruale, il disturbo depressivo indotto da sostanze/farmaci e altre condizioni in cui la depressione assume caratteristiche di rilevanza clinica come la depressione post-partum, depressione reattiva ad un evento, episodi depressivi, depressione in menopausa.
I fattori che causano la depressione possono essere molteplici e spesso interagiscono tra loro nel determinare la condizione depressiva, in linea con il modello eziologico bio-psico-sociale particolarmente accreditato tra gli studiosi. Tra le cause vi sono fattori di predisposizione ereditaria (aspetti neuro-trasmettitoriali e ormonali), fattori ambientali (ambiente familiare, sociale, lavorativo), eventi stressanti o traumatici (lutti, separazioni, divorzi, licenziamenti, ecc.), fattori psicologici (apprendimenti, credenze personali disfunzionali, stili attributivi, tendenza alla ruminazione mentale, ecc.). Tutti questi aspetti possono incidere sulla vulnerabilità soggettiva a sviluppare una condizione depressiva.
TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE DELLA DEPRESSIONE
La cura per la depressione spesso prevede un trattamento integrato psicologico e farmacologico; soprattutto all’inizio della terapia la somministrazione di antidepressivi può costituire un importante ausilio che consente alla persona di attivarsi nel lavoro psicologico. Tuttavia è fondamentale trasmettere alla persona l’idea che il farmaco aiuta ma non è sufficiente e non sostituisce l’impegno personale nel modificare pensieri irrazionali e comportamenti disadattivi.
Per tale ragione la terapia cognitivo comportamentale si è dimostrata molto efficace per la cura della depressione. Essa si propone di eliminare i comportamenti disadattivi (es: passivi, evitanti o oppositivi) in favore di comportamenti che promuovano l’adattamento e la motivazione verso la vita (rinserimento di attività piacevoli abbandonate, introduzione di nuove attività/comportamenti), sostituendo i pensieri negativi e catastrofici con pensieri più razionali o positivi. Il cambiamento positivo nei pensieri e nel comportamento conduce allo sviluppo e al rafforzamento di autostima, autoefficacia, abilità di coping, capacità comunicativa e di risoluzione dei problemi, migliorando l’umore e lo stile di vita della persona.
La Terapia Cognitivo Comportamentale si propone di:
1. Riattivare la persona sul piano comportamentale ricominciando a praticare attività piacevoli che rinforzano positivamente la volontà, l’autoefficaia e la motivazione al fare! l’importanza del fare in sé, a prescindere dalla scarsa motivazione che precede l’azione, è fondamentale! Il ricominciare a fare, anche inizialmente controvoglia spezza il circolo vizioso dell’impotenza inserendo la persona in un circlo virtuoso di piacere, interesse e fiducia nelle proprie capacità! La modificazione positiva comportamentale attriverso la ripresa delle attività piacevoli costituice lo start per lo sviluppo di pensieri ed emozioni positive!
2. Individuare schemi disfunzionali che generano con interpretazioni erronee ed estreme sostituendoli con schemi o cognizioni più realistiche! Molto importante è distinguere il piano del “fare” (abilità, ccomportamenti) dal piano dell'”essere” (identità): “fallire” in qualcosa non significa “essere un fallimento”! E’ normale sbagliare! Un mancato successo costuituisce un errore di percorso da cui imparare per futuri successi! Contrastando i pensieri catastrofici e disfunzionali individuando delle modalità alternative più realistiche e positive di pensare è possibile imparare a distanziarsi emotivamente da contenuti negativi che generano tristezza e sofferenza.
L’obiettivo del del lavoro psicologico è aiutare la persona a cambiare “occhiali” sostituendo gli “occhiali a lente scura” con “occhiali a lenti neutre” attraverso le quali vedere il mondo, gli eventi, le persone e il futuro in modo tendenzialmente realistico e positivo, agendo consapevole delle proprie risorse, bisogni e limiti.